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Una scienziata italiana scopre il Bruco mangia plastica

Carmine Ferro
bruco plastica

Una biologa molecolare italiana, Federica Bertocchini, in collaborazione con l’Università di Cambridge e l’Istituto spagnolo di Biotecnologie della Cantabria, ha scoperto un bruco che mangia la plastica. Una scoperta sensazionale che potrebbe risolvere in tempi record il problema dello smaltimento della plastica, che richiede tempi nettamente superiori.

Il problema della plastica è un argomento di grande interesse che ha già appassionato diverse persone (ricercatori, esperti del settore e non). Una di queste è la ceramista friulana Moreira che ha portato alla ribalta l’utilizzo della terracotta al posto della plastica in alcuni settori della vita quotidiana.

Ma torniamo alla scoperta del bruco mangia plastica. La larva della farfalla Galleria Mellonella si ciba di polietilene (una delle plastiche più resistenti che usiamo tutti i giorni anche nelle buste shopper della spesa e che invade le discariche del nostro Paese) ed è proprio su questo punto che la ricercatrice italiana sta approfondendo il processo di smaltimento della plastica. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Cos’è la larva Mellonella?

Il bruco che si ciberebbe di plastica è chiamato anche Camola del miele ed è una piccola larva lunga circa 3 cm color bianco panna con la testolina marrone, un vero e proprio parassita degli alveari. La larva è molto conosciuta dai pescatori che la usano come esca dei pesci.Questi animali, inoltre, sono molto ghiotti di cera d’api e la cera sapiamo essere un ricco complesso di molecole che contiene lo stesso legame molecolare del polietilene (una catena di atomi di carbonio che si ripete).

In condizioni normali la larva non mangia la plastica, lo fa solo dopo aver deposto le uova negli alveari e dopo aver trascorso molto tempo sulla cera d’api a contatto con i composti lipidici. E’ proprio in questo habitat che è stato possibile studiare il comportamento alimentare del bruco antiplastica.

Per ora, spiega la ricercatrice, si è arrivati alla conclusione che il bruco si ciba di plastica e distrugge il materiale non solo con la semplice masticazione, ma con un processo chimico ben preciso e dettagliato. L’esperimento dell’equipe di ricercatori si è basato sull’osservare come 100 larve della mellonella poste accanto a sacchetti di plastica hanno provocato buchi nel giro di 40 minuti. Dopo sole 12 ore la busta si era degradata di quasi 100 mg.

Ovviamente gli studi sono in fase sperimentale, il gruppo della biologa italiana sta cercando di capire il vero e proprio meccanismo metabolico oltre quello semplicemente chimico di degradazione del polietilene. Per ora si sono concentrati sul meccanismo di azione, ora bisognerà passare alla fase successiva di analisi di feci e intestino.

Sviluppi futuri del bruco mangia-plastica

I ricercatori stanno continuando nella ricerca per scoprire il vero agente della degradazione della plastica nascosto nello stomaco di un minuscolo animaletto vorace. Sarà un’analisi chimica più approfondita a far scoprire il batterio mangia-plastica nascosto nel sistema digestivo del bruco. In questo modo potremmo forse vedere in futuro un notevole miglioramento dell’ecosistema.

Soltanto qualche anno prima era già stato identificato da un altro gruppo di ricercatori, un altro batterio (Ideonella sakaiensis) in grado di degradare in modo molto più lento (a differenza del processo del bruco) un altro tipo di plastica, il polietilene tereftalato. Questa scoperta non ha riscontrato le stesse speranze che sembra aver dato la nuova scoperta della biologa italiana.

Per proseguire sulla strada dello smaltimento della plastica ad opera del bruco, spiega la biologa, è importante e necessario scoprire l’agente o l’enzima responsabile del processo di degradazione del materiale inquinante perchè per creare discariche eco-sostenibile i ricercatori hanno bisogno di questo e non di milioni di larve che mangiano la plastica (le larve sono pericolose per le api e per l’equilibrio del nostro ecosistema).

Sarà davvero possibile risolvere la situazione biotecnologia ed ecosistemica della plastica grazie ad un bruco che si ciba piacevolmente di plastica?

Carmine Ferro
Sono Napoletano, 35enne, laureato in Ingegneria Ambientale all'Università degli Studi di Salerno con una particolare attitudine per il risanamento ambientale e la depurazione delle acque reflue, il riciclo, il riutilizzo, la raccolta differenziata. Mi interesso di tutto ciò che ecologico e bio. soprattutto nell'ottica della sostenibilità ambientale.
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