Perché le diete fanno ingrassare. Il parere del Dottor Briffa

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Il dottor John Briffa, medico americano particolarmente appassionato al tema dell’alimentazione e della dieta salutare, non è molto noto nel nostro Paese: i suoi libri non sono infatti tradotti in italiano ma si possono trovare soltanto in inglese.

Tra i titoli più noti citiamo “Waist disposal“, “Food for health” e l’ultimo di una lunga serie “Escape the diet trap“, uscito nelle librerie Statunitensi proprio nei primi giorni dell’anno 2012.

L’ultimo libro in particolare presenta una teoria affascinante: le diete fanno ingrassare. Sembra un controsenso ma il dottor Briffa spiega in modo puntuale come mai stare a dieta produrrebbe l’effetto contrario, ovvero mettere su peso.

Innanzitutto studi sperimentali hanno dimostrato che durante la dieta l’attività sportiva (anche limitata, come camminare e salire le scale) viene ridotta sensibilmente. Il corpo tenta di conservare energia e dunque preferiamo l’ascensore alle scale e le attività più soft in palestra. E pur avendo una gran forza di volontà, questa non basterebbe: infatti l’esercizio fisico prolungato ci porterebbe comunque ad avere più fame.

Una dieta ferrea, in secondo luogo, potrebbe portare alla privazione o al limitato apporto di nutrienti fondamentali, come la vitamina B e il magnesio. Se i livelli dei principi nutritivi si abbassano, il cortisolo però si alza. L’ormone dello stress, durante la dieta, soprattutto se accompagnata da ansia, preoccupazioni e pensieri negativi, ha un’impennata. Il cortisolo ha un effetto preoccupante: l’accumulo di grasso intorno al punto vita.

Poiché i grassi forniscono il doppio delle calorie dei carboidrati si potrebbe pensare che eliminando i grassi si dimezzeranno le calorie introitate. Così facendo però si basa la dieta quasi esclusivamente sui carboidrati amidacei, come pasta e pane, che hanno l’effetto di aumentare il rilascio di insulina e quindi il livello di zuccheri nel sangue. Facilitando in questo modo l’assorbimento dei grassi (che sono pur sempre presenti in ogni alimento).

Il rapido rilascio di zuccheri nel sangue porta, inoltre, a un calo di zuccheri 2 o 3 ore dopo aver finito di mangiare, aumentando il senso di fame. A lungo andare si produce l’effetto denominato “insuline resistance“, ovvero l’incapacità del corpo di gestire correttamente questo ormone.

La soluzione dunque qual è? E’ preferibile assumere carboidrati con una lenta digestione e di conseguenza un lento rilascio di zuccheri nel sangue. Via libera quindi a pane di segale, riso e  pasta integrale, frutta e verdura. Le bibite ricche di caffeina (un eccitante) sono da evitare poiché anch’esse stimolano un’eccessiva secrezione di insulina. Per approfondire l’argomento vi suggeriamo la lettura di un bel libro scritto da John Gray, Marte è di ghiaccio, Venere di fuoco.