Il pompelmo: un pericolo o una potenzialità con i farmaci?

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Il pompelmo è un ottimo agrume ricco di vitamine C, acido citrico, sali minerali, pectine ed è indicato per le diete dimagranti in quanto apporta solo 26kcal per 100gr, oltre a possedere importanti proprietà diuretiche, digestive, depurative e rinfrescanti. Dal 1989 però, si è a conoscenza della pericolosità dell’interazione tra pompelmo ed alcuni farmaci, grazie ad un test in cui per puro caso, si scoprirono gli effetti negativi di questa combinazione per il corpo. Il pompelmo, infatti, interagisce con numerosi farmaci (come  anti-ritmici, statine, agenti immunosoppressori e bloccanti del canale del calcio, ossia indicati per ridurre il colesterolo e la pressione sanguigna) bloccando un enzima in modo irreversibile che, a livello gastrointestinale, ha il compito di inattivare molti farmaci.

In poche parole, se un paziente beve 1 bicchiere di succo di pompelmo mentre sta assumendo queste tipologie di pastiglie, va in overdose da farmaco poiché quest’ultimo non viene più smaltito dal corpo grazie all’enzima CYP3A4. Questo enzima, a livello intestinale ed epatico, ha il compito di liberare l’organismo da circa il 50% dei farmaci esistenti ed è per questo che assumendo del pompelmo, che lo inibisce, si verifica un sovradosaggio del farmaco (viene smaltito molto più lentamente e la sua persistenza nel corpo diviene nociva).

Si pensi solo che dopo aver preso una pastiglia con il succo di pompelmo, il dosaggio della medicina può essere anche 5 o 10 volte maggiore della stessa assunta con un bicchiere d’acqua. In circa 2 ore dall’assunzione del pompelmo (come succo o frutto -250gr-), l’enzima viene ridotto di quasi il 50% e ciò persiste anche per 3 giorni, quindi è utile evitare il pompelmo almeno da 72 ore prima dell’assunzione di un farmaco. (Si ricorda che le differenze biologiche sono sempre presenti, quindi i pazienti possono reagire anche con tempi diversi). Dato che l’inibizione del CYP3A4 avviene a livello intestinale, le interazioni farmaci-succo di pompelmo si manifestano solo con formulazioni orali: se somministrati via endovenosa, i farmaci non vengono modificati dall’agrume ingerito.

Anche se non vi sono dati definitivi, sembrerebbe che anche altri tipi di agrumi come le arance Seville e il mapo (ibrido tra pompelmo e mandarancio) possano interferire come il succo di pompelmo con alcuni farmaci;  altri agrumi come arance, mandaranci e limoni, invece, sono innocui.

Cambiando punto di vista però, si potrebbe sfruttare questa alterazione negativa tramutandola in positiva: se assumere il pompelmo equivale a prendere il triplo della dose di farmaco, ciò significa che per assumere la dose desiderata, basterebbe prendere 1/3 del farmaco, e ciò significherebbe anche avere solo 1/3 degli effetti collaterali (oltre al risparmio economico per il paziente e per la Sanità), sfruttando l’effetto di potenziamento dell’agrume.

Su questa linea di pensiero, sono stati effettuati dei test che hanno rivelato che assumendo il succo di pompelmo, la dose di farmaco necessaria per ottenere un buon effetto anticancro diminuisce a 25/35 mg (senza agrume, sarebbe di 90 mg), e cioè una dose minore dei 45mg oltre i quali, solitamente, insorgono nel paziente gli effetti collaterali!

Il pompelmo si può quindi considerare e trattare come una risorsa: un agente positivo in grado sia di aumentare la biodisponibilità sia di diminuire le dosi di farmaco da dover prendere, gli effetti spiacevoli di reazione del corpo alle medicine ed i costi sanitari privati e nazionali.