Tricopigmentazione in 3D per infoltire i capelli

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Il problema della calvizia e dell‘alopecia colpisce uomini (in maggior misura) ma anche molte donne e, indipendentemente dal sesso, chi ne soffre ha spesso dei disagi non solo per una questione estetica ma anche sotto il profilo psicologico per cui cercare di mimetizzare il problema diventa un’esigenza di primaria importanza. Esistono diverse tecniche per ovviare alla mancanza di capelli che si dividono in due grandi categorie: ricostruttive o di mimetizzazione, come la tricopigmentazione.

Il trattamento Scalp Pigmentation (o tricopigmentazione) crea un effetto tridimensionale nelle zone in cui i capelli sono più diradati aumentandone la densità, senza intervenire sul cuoio capelluto in maniera invasiva perchè non vengono impiantati nuovi capelli e non ne viene stimolata la crescita. Un grande vantaggio della tricopigmentazione è la possibilità di ottenere diversi effetti a seconda del proprio look, ad esempio si può riprodurre l’aspetto dei capelli rasati o andare ad aumentare la densità anche in zone diradate ma con capelli lunghi.

La Scalp pigmentation (SP3D) è utile non solo in caso di calvizie ma anche per andare a mimetizzare zone interessate da cicatrici causate da traumi, interventi di neurochirurgia o interventi di autotrapianto. Attraverso degli aghi sottolissimi il medico dermo-pigmentista inietta nello strato superficiale del derma un pigmento specifico bioriassorbibile nel breve periodo (circa 1 anno).

Questa tecnica di tricopigmentazione dopo il successo ottenuto soprattutto in Inghilterra arriva in Italia e proposto dal gruppo biomedico HairClinic, specializzato in calvizie, che si avvale della collaborazione di una specialista del settore, Anna Ruggiero, creatrice tra l’altro di un pigmento permanente certificato a norme europee che ha una durata di ben 8/10 anni rispetto a quello normalmente usato che ha solo 1 anno di durata.