Per i nostri figli vorremmo sempre il meglio, specie per tutto quello che attiene l’alimentazione: non badiamo a spese e passiamo ore nelle farmacie o nei supermercati alla ricerca del latte in polvere migliore, qualora non sia possibile allattarlo al seno, degli omogeneizzati biologici e via dicendo.
Ma probabilmente non ci siamo mai soffermati abbastanza sull’acqua, scegliendo sempre la stessa consigliata dal pediatra, senza capire la vera ragione per cui è preferibile un’acqua piuttosto che un’altra.
Alla base di tale scelta c’è il poco noto residuo fisso che, nello specifico, consiste nella quantità di sostanze inorganiche presenti nell’acqua ed è normalmente espresso in milligrammi per litro: si ottiene facendo evaporare l’acqua a 100 °C, con successiva essicazione a 180 °C. Grazie al valore ottenuto, le acque vengono successivamente classificate in “minimamente mineralizzate” (residuo fisso inferiore/uguale a 50 mg/l), “oligominerali” (50-500 mg/l), “medio minerali” (501-1.500 mg/l) e “ricche di sali minerali” (superiore a 1.500 mg/l).
Un bambino, specie nei primi mesi di vita non dovrebbe assumere acqua con un residuo fisso superiore ai 140 mg/l. il motivo è presto spiegato: l’eccessiva introduzione di sali minerali può provocare un sovraccarico di lavoro per i reni che ancora non sono del tutto maturi e quindi potrebbero non riuscire a filtrare i minerali in eccesso.
È pur vero che almeno nei primi sei mesi di vita un bimbo non ha necessità di bere altro se non latte quando è quello materno, che per il 90% è composto proprio di acqua; i piccoli allattati artificialmente, invece, necessitano di acque apposite che serviranno a diluire il latte im polvere nella misura di 30 grammi di acqua ogni misurino di latte o di assumere piccole quantità di acqua oligominerale con un cucchiaino o con il biberon.
Questo perchè il latte artificiale richiede uno sforzo renale superiore rispetto a quello naturale e in particolari situazioni come caldo eccessivo o febbre, può essere utile qualche integrazione di acqua. Molti pediatri, tuttavia, sono totalmente contrari alla somministrazione di acqua ai neonati ritenendo l’apparato renale troppo immaturo per metabolizzare le quantità di sodio, seppur minime, disciolte nell’acqua.
Crescendo, tuttavia, i piccoli necessitano di più liquidi e, banditi succhi di frutta e bevande zuccherate per le loro proprietà cariogene, l’acqua resta l’unica alternativa al latte: durante le prime pappe e nel corso della giornata dovrà essere offerta al bambino per evitare che si disidrati.
Come gestire la giusta quantità di acqua da dare al piccolo? In realtà i bimbi hanno una capacità di autoregolazione migliore degli adulti sia per il cibo che per le bevande e sapranno bere quando ne sentiranno la necessità.