Adhd, la sindrome dei bambini terribili

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Genitori disperati che non sanno più come gestire figli troppo irrequieti, che si sentono ripetere a scuola che i loro piccoli non stanno fermi un attimo, non seguono e sono sordi ai rimproveri delle maestre.

Tali comportamenti, qualche volta, non sono il frutto di una cattiva educazione impostata dai genitori, ma una vera e propria patologia che gli studiosi identificano come ADHD, meglio nota come Sindrome da deficit di attenzione e iperattività.Si tratta di un disturbo del comportamento comune che colpisce dall’8% al 10% dei bambini in età scolare, con maggiore frequenza nei ragazzi che nelle ragazze.

I bambini con ADHD agiscono senza pensare, sono iperattivi ed hanno problemi di messa a fuoco,  hanno difficoltà a seguire un discorso perché non riescono a stare seduti e a prestare attenzione, specie quando sono ansiosi o eccitati.

Certo comportamenti simili sono comuni alla gran pare dei bambini tra i 4 e gli 8 anni, ma quelli affetti da Adhd presentano tale atteggiamento per un periodo prolungato e in contesti diversi, creando, come ovvio, impedimenti nella regolare attività scolastica e sociale.

Sintomi

  • incapacità di prestare attenzione ai dettagli o una tendenza a commettere errori di distrazione nei compiti scolastici o altre attività
  • difficoltà ad una costante attenzione nei compiti o attività di gioco
  • problemi di ascolto apparente
  • difficoltà a seguire le istruzioni
  • problemi con l’organizzazione
  • tendenza a perdere le cose come giocattoli, quaderni, compiti a casa

Una fase ancora più accentuata del disturbo comporta anche:

  • movimento eccessivo quando è a disagio
  • difficoltà a rimanere seduto
  • eccessiva corsa o arrampicata
  • eccessivo parlare
  • interrompere o intromettersi quando gli altri conversano

Diagnosi

Il primo ‘medico’ di vostro figlio siete voi: se avete notato il ripetersi dei sintomi descritti è opportuno che facciate fare una valutazione al vostro pediatra, sarà poi lui ad indirizzarvi da specialisti (psichiatri, psicologi, neurologi).

Solitamente per essere considerati bambini con Adhd questi comportamenti devono comparire prima dei 7 anni di età, essere più accentuati rispetto a quelli dei coetanei, durare per almeno 6 mesi e compromettere almeno due ambiti della vita del bambino (quella scolastica, per esempio, e quella sociale).

Il medico valuterà se il comportamento è legato ad un evento stressante o traumatico per il piccolo (malattia, divorzio, cambiamento di scuola) che può aver determinato la comparsa dei sintomi.

Cause

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L’origine della patologia sembra essere biologica. Nessuna singola causa è stata identificata, ma i ricercatori stanno esplorando una serie di possibili legami genetici e ambientali. Studi hanno dimostrato che molti bambini con ADHD hanno un parente stretto che presenta lo stesso disordine.

Anche se gli esperti non sono sicuri che questa sia una causa della patologia, hanno scoperto che alcune aree del cervello sono dal 5% al ​​10% più piccole di dimensioni e meno attive in bambini con ADHD.
Una recente ricerca collega anche il fumo durante la gravidanza allo sviluppo nel feto di ADHD; altri fattori di rischio possono includere parto prematuro, peso alla nascita molto basso, e le lesioni al cervello alla nascita.

Cura

L’ADHD non può essere curata, ma può essere gestita con successo. Il medico del bambino lavorerà con voi per sviluppare un piano individualizzato a lungo termine. L’obiettivo è di aiutare un bambino a imparare a controllare il suo comportamento e le famiglie a creare un’atmosfera in cui questo è più probabile che accada.

Nella maggior parte dei casi, l’ADHD è meglio trattata con una combinazione di farmaci associata alla terapia del comportamento. Quest’ultima, in particolare, prevede una riorganizzazione della casa e dell’ambiente scolastico; dare indicazioni chiare e comandi; la creazione di un sistema di ricompense per i comportamenti coerenti e adeguate conseguenze negative per quelli inappropriati. Regola d’oro, da seguire  in genere per tutti i bambini, è quella di creare una routine giornaliera  dall’ora della sveglia a quella per andare a dormire.