L’intolleranza al lattosio è una condizione molto diffusa e si verifica in caso di mancanza della lattasi, l’enzima in grado di scindere e dirigere il lattosio in glucosio e galattosio. Se non viene digerito, il lattosio resta nell’intestino e fermenta a causa della flora batterica intestinale. Tutto questo processo provoca gas intestinali e diarrea.
Lattosio: che cos’è?
Il lattosio è uno specifico tipo di zucchero presente naturalmente nel latte e in tutti i suoi derivati, ma che viene aggiunto inoltre anche in numerosi prodotti alimentari, soprattutto industriali, nonchè in alcuni farmaci.
Nella lista degli alimenti da evitare, o a cui fare attenzione, ovviamente troviamo: latte, latticini e derivati. Poi compare anche polvere di latte magro, sia conservante che addensante. Ricotta vaccina, burro, yogurt intero, panna fresca, fiocchi di latte, mozzarella vaccina, caprino, crescenza sono da evitare per chi soffre di intolleranza al lattosio.
Inoltre è bene sottolineare che il lattosio può essere presenta anche nella maggior parte degli snack dolci, prodotti da forno (sia quelli industriali che non), alcuni prodotti di pasticceria e anche in alcolici. È bene ricordare che è possibile trovarne traccia pure negli insaccati crudi come il salame o cotti come la mortadella: l’aggiunta di latte in polvere è consentita al 10%. Esistono moltissimi cibi insospettabili, poco noti, ma che potrebbero creare ugualmente problemi.
Alimenti che contengono lattosio
Lattosio in grammi per 100g di prodotto
- Latte (intero o parzialmente scremato) ca. 4,8
- Siero di latte ca. 4,4 – 5,2
- Latte in polvere ca. 35,0
- Siero di latte in polvere ca. 72,8
- Burro ca. 0,6 – 0,7
- Panna montata ca. 4,0
- Panna da cucina ca. 3,0 – 3,4
- Yogurt ca. 3,2 – 4,5
- Fiocchi di latte ca. 2,7
- Ricotta ca. 0,3
- Formaggio fresco ca. 2,0 – 2,8
- Mascarpone ca. 2,5
- Mozzarella ca. 0,1 – 3,1
- Cioccolato al latte ca. 9,5
- Cappuccino ca. 2,3
- Cornetto o brioche ca. 2
- Pizza ca. 0,2 – 1,2
- Salumi ca. 1,0 – 4,0
- Lasagne ca. 1,1 – 4,1
- Burger ca. 0,9 – 1,9
- Cialde, biscotti, frollini, pancake ca. 2,0 – 4,0
- Wafer ca. 8,2
- Crema spalmabile alla nocciola ca. 1,5 – 3,0
- Panna cotta ca. 2,0 – 5,0
- Tiramisu ca. 12
- Gelato ca. 6,0
LactoHELP® per l’intolleranza al lattosio
LactoHELP® è un integratore alimentare utile in caso di intolleranza al lattosio. Grazie a LactoHELP® è infatti possibile poter utilizzare con gusto e con rinnovato piacere, senza fastidiosi disturbi, latte e prodotti che contengono lattosio. Questo grazie al fatto che LactoHELP® contiene l’enzima lattasi, che come detto prima è l’enzima necessario per la digestione di questo zucchero e che purtroppo è carente nelle persone intolleranti. LactoHELP® neutralizza il lattosio in maniera naturale, senza effetti collaterali noti.
Dove comprare LactoHELP®
LactoHELP® è disponibile esclusivamente in farmacia. Nel caso il vostro farmacista di fiducia non abbia al momento a disposizione questo nuovo prodotto non disperate, perchè sarà sufficiente chiedere di farla ordinare e in poche ore sarà disponibile. Sono previste due confezioni, una con un erogatore da 40 compresse e una con un erogatore da 100 compresse.
Tollerabilità di LactoHELP®
Ad oggi non sono noti effetti secondari dell‘assunzione di LactoHELP, che può essere utilizzato dai celiaci in quanto non contiene glutine, nè lattosio. OVviamente è un integratore alimentare quindi è consigliabile utilizzarlo in combinazione con una alimentazione sana ed equilibrata, e con uno stile di vita sano, magari con una sana attività fisica. Prima di cominciare ad utilizzarlo è sempre raccomandabile consultare il proprio medico curante che vi darà tutte le informazioni del caso.
Ingredienti di LactoHELP®
- Lattasi (76 %),
- agente di carica: cellulosa microcristallina,
- antiagglomerante: polivinilpirrolidone,
- estratto di riso,
- antiagglomeranti: diossido di silicio,
- sali di magnesio da acidi grassi alimentari.
Modalità di utilizzo
E’ consigliabile assumere 2 compresse di LactoHELP 5.500 FCC prima di consumare latte e altri prodotti contenenti lattosio. Nel caso ci sia persistenza dei sintomi dopo aver mangiato prodotti contenti lattosio, è possibile aumentare l’assunzione regolandosi in base al proprio fabbisogno di lattasi, senza però mai superare le 30 compresse al giorno.
Vantaggi di LactoHelp
Oltre ai vantaggi relativi alla possibilità di tornare a gustare alimenti contenenti lattosio senza avere quei fastidiosi disturbi che si avvertono, soprattutto nei soggetti altamente sensibili, ogni qualvolta capita (magari anche involontariamente!) di assumere lattosio, il vantaggio di LactoHelp deriva dalla facilità di utilizzo.
L’erogatore è davvero molto comodo e potrebbe diventare un valido “compagno di viaggio”, magari da tenere in borsa o in una tasca del cappotto, e da tirar fuori all’occorrenza ogni volta che la situazione lo richieda! Quante volte ci siamo trovati davanti a una bella pizza ma siamo stati costretti a non assaggiarla? Questo problema potrebbe essere superato con due semplici “click” all’erogatore!
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Riassumendo in tre aggettivi, LactoHelp è:
- EFFICACE perchè la sua caratterista è quella di neutralizzare il lattosio, semplicemente, esattamente come fa l’organismo delle persone che lo tollerano.
- PRATICO perchè l’erogatore è comodo, discreto, piccolo, e può essere trasportato in qualsiasi situazione
- BEN TOLLERATO perchè non sono risultati effetti collaterali noti. E’ sempre però raccomandabile un consulto con il proprio medico di fiducia prima di cominciare l’assunzione.
Sintomi dell’intolleranza al lattosio
I primi segnali evidenti di intolleranza al lattosio sono:
- diarrea
- gonfiore addominale
- senso di pienezza
- flautolenza e/o meteorismo
- nausea
Molto spesso, però, i sintomi non sono legati alle viscere, quindi è molto più difficile associarli all’intolleranza al lattosio. Mal di testa, irritabilità, fatica, diminuzione delle capacità uditive, allergie, dolore muscolare, possibile riduzione di fertilità, tachicardia sono dei segnali da non sottovalutare. I sintomi sono molto soggettivi, variano da persona a persona anche in base al livello di tollerabilità di ognuno e alla quantità di lattosio assunta.
Il lattosio non digerito passa nell’intestino, arriva al colon e viene attaccato alla microflora per essere trasformato in idrogeno e cibi organici. Ed è proprio questo processo a generare la comparsa di numerosi disturbi lamentati da chi soffre di intolleranza.È un disturbo molto frequente in Italia ed è generalmente ereditario: è presente in più della metà della popolazione mondiale, varia in base all’etnia.
Il 50% degli italiani ne sono affetti, anche se non tutti manifestano i sintomi. Negli Stati Uniti a soffrirne è il 22% della popolazione adulta, in Europa, invece, la situazione è molto più variegata. Al nord ne soffre il 5% della popolazione, al centro il 30% e al sud il 70%.
Intolleranza al lattosio test
Arrivare a dedurre di essere affetti da intolleranza al lattosio non è facile perché i sintomi possono essere facilmente confusi con altri problemi intestinali. Per prima cosa è importante escludere dalla propri dieta gli alimenti che contengono lattosio, ricordandosi di eliminare anche i farmaci che potrebbero contenerne. Si può procedere tramite H2-Breath test o test genetico.
Quello più diffuso è l’H2-breath test che valuta la presenza di idrogeno nell’espirato prima e dopo la somministrazione di lattosio (20-50g). Si prelevano 6 campioni di aria ottenuti facendo soffiare il paziente in una sacca ad intervalli di circa mezzora l’uno dall’altro. L’esame dura un minimo di tre ore. Se il lattosio non viene assorbito si verificheranno processi di fermentazione nell’intestino cn aumento di produzione di idrogeno.
Questo esame viene effettuato dopo un digiuno di almeno 12ore, nel mese precedente bisogna sospendere l’assunzione di antibiotici e 15 giorni prima non si devono assumere fermenti lattici e lassativi. Il test genetico, invece, indaga proprio sulla composizione genetica del paziente.
Intolleranza genetica, acquisita e congenita
Le cause sono diverse, ma la più comune è la produzione sempre più scarsa dell’enzima lattasi. In genere si può riconoscere una certa componente famigliare in questo tipo di problema.
Esistono tre forme di intolleranze:
- Genetica o primaria,
- Acquisita o secondaria
- Congenita.
La forma genetica ha origine da un deficit della lattasi e si può manifestare con lo svezzamento di un bambino, a circa 2 anni di età. Oppure si può manifestare in età adulta a causa della riduzione progressiva della riproduzione della lattasi.
Si parla di intolleranza al lattosio secondaria quando si manifesta in seguito alla presenza dei disturbi intestinali di altro genere come ad esempio diarrea acuta infettiva. In casi come questi non è una problematica cronica, ma si esaurisce nel giro di 3-4 mesi, anche se potrebbe verificarsi nuovamente.
L’intolleranza congenita, invece, è quella meno diffusa. È provocata dalla mancanza dell’enzima lattasi fin dalla nascita per cause genetiche. Il neonato dovrà quindi nutrirsi con formule senza lattosio. In molti casi quando i bambini sono prematuri è possibile che l’enzima si sviluppi successivamente. La cosa da non fare è confondere l’intolleranza al lattosio con l’intolleranza alle proteine del latte vaccino, condizione frequente nei primi mesi di vita.
Le due patologie hanno sintomi molto simili, ma l’allergia provoca anche orticaria e rasa cutanei. Nel 90% dei casi di intolleranza in Europa è riconducibile ad una variazione di DNA, un polimorfoismo C/T nella posizione -13910 nel gene MCM6 a monte del gene della lattasi (LCT). Se la variazione si manifesta in entrambe le copie del gene, può portare ad una mancanza di questo enzima nell’intestino tenue, quindi ad una carenza di lattasi.