Le 4 regole dell’agricoltura sinergica per creare l’orto

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Orto sinergico agricoltura sinergica

In molti si dilettano, avendo spazio a disposizione, a creare il proprio orticello avendo cura di evitare prodotti nocivi per la salute e gustando, alla fine, sapori a volte dimenticati o mai provati prima. Tra le tecniche di coltivazione si sta diffondendo – anche se definirla solo tecnica è riduttivo – l’agricoltura sinergica, ovvero l’arte di coltivare lasciando fare alla terra.

Ideata dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip il metodo dell’agricoltura sinergica si basa sul principio fondamentale che terreno e piante lavorano in sinergia, in pratica mentre la terra fa crescere le piante queste producono suolo fertile grazie ai cosiddetti “essudati radicali” , ovvero i residui chimici che rilasciano nel terreno dove agiscono con i microrganismi presenti (batteri, funghi e lombrichi). Riassumendo in un motto: “l’unione fa la forza” !

Per l’agricoltura sinergica Emilia Hazelip si è lasciata ispirare soprattutto dai principi dell’agricoltura naturale del non-agire di Masanobu Fukuoka, adattata al clima mediterraneo, e poi dimostrati anche dagli studi microbiologici di Alan Smith del dipartimento agricolo del New South Wales.

I Orto sinergico agricoltura sinergica, che permette di restituire alla terra più di quanto si prende (in termini energetici) sono 4:

1. Non lavorare la terra (aratura, zappatura) per non alterare la sua composizione e interrompere l’azione degli essiduati radicali e l’attività chimica dei microrganismi.

2. Non compattare il suolo (non va calpestato) per non privare della giusta aerazione i micro-ecosistemi presenti nel terreno; per questo motivo nell’organizzazione dell’orto esiste una separazione tra i bancali in cui si coltiva e i passaggi su cui si cammina.

3. Non concimare, perchè la fertilizzazione avviene naturalmente tramite la copertura organica permanente: nella pratica o si copre il terreno con paglia ed altri materiali biodegradabili o si fanno piantano (alta densità) piante a diversi stadi di crescita, lasciando sul terreno le foglie dove cadono e non estirpandone le radici alla fine del ciclo vitale.

4. Piantare in ogni aiuola minimo tre specie diverse: una leguminosa che fissa l’azoto nel suolo, una liliacea (aglio, cipolla, porro) con proprietà antibatteriche e un ortaggio; infine non vanno dimenticati fiori ed erbe aromatiche che andranno negli spazi lasciati tra i letti di coltura e, oltre a rendere lorto più bello, tengono lontane alcuni insetti dannosi.

Bisogna preparare con cura il terreno, ricordando che sarà l’unica volta in cui sarà smosso, organizzando lo spazio tra i camminamenti e i bancali (la zona coltivata rialzata), che possono essere di ogni forma e misura, l’importante è che si riesca ad arrivare al centro senza calpestarli. Nei bancali si possono anche installare archi tutori permanenti su cui si arrampicheranno alcune piante (ad esempio i pomodori); per quanto riguarda l’irrigazione il metodo migliore è a goccia.

Dopo aver seminato e trapiantato il suolo viene coperto con uno strato di pacciamatura (paglia e residui vegetali per i bancali e segatura per i passaggi) avendo cura di coprire tutta la superficie in maniera omogenea che in estate verrà protetta da un’eccessiva evaporazione e in inverno dalle gelate. Al momento del raccolto tutte le piante non vanno estirpate ma vanno tagliate al livello del terreno perchè il suolo ha bisogno di radici in decomposizione; al momento della nuova semina è bene alternare le zone di coltura.

 

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