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Come smettere di mangiare le microplastiche negli alimenti?

Sonia Brunelli
micro plastica

La plastica sta ormai sommergendo il nostro pianeta, letteralmente. Tanto che sempre di più si rende necessario un’intervento drastico per ridurre almeno in parte quei 13 milioni di tonnellate di materiale plastico che ogni hanno viene riversato nei mari e che pian piano viene frantumato in pezzetti sempre più piccoli da vari fattori ambientali.

Si potrebbe pensare che ridurre tutto in briciole possa essere meglio dal punto di vista dell’inquinamento, ma la verità è che questi frammenti di microplastica entrano così anche nel circolo alimentare e ce li ritroviamo in gran parte proprio sulle nostre tavole.

Cosa sono le microplastiche?

Per microplastiche si intendono generalmente frammenti dalla grandezza che va da 0.1 a 5000 micrometri (quindi fino a 5 millimetri), mentre per pezzetti più piccoli si parla invece di nanoplastiche (su cui le informazioni però sono ancora più scarse e sommarie).

Tutti questi frammenti si trovano per lo più nelle aree marine ed entrano così facilmente nel circolo alimentare animale e di conseguenza, umano.

Certo ci si preoccupa soprattutto delle enormi masse di materiale che ormai riempiono ampie zone di terra e di mare (come le tristemente note isole galleggianti di plastica grandi ormai come nazioni intere), ma anche questi pezzetti di plastica sono da considerare un serio problema, seppur al momento non ci sono prove scientifiche sui reali danni che possono creare alla nostra salute.

In quali alimenti si trovano le microplastiche?

La presenza di microplastiche all’interno della nostra alimentazione è ormai sicura. In particolare riferito a tutto ciò che ha a che fare con l’acqua.

Tutto ciò che proviene dal mare contiene in misura maggiore o minore dei frammenti di plastica (pesci, crostacei e soprattutto mitili e molluschi), ma ne sono state trovate tracce in birra, miele e sale marino.

Probabilmente però il modo in cui entrano in maniera maggiore nel nostro organismo è tramite la stessa acqua in bottiglia e del rubinetto.

Si stima infatti che ogni settimana ingeriamo qualcosa come 5 grammi di queste plastiche, l’equivalente più o meno di una carta di credito.

Ma la contaminazione via aria e acqua, potrebbe virtualmente raggiungere qualsiasi prodotto che arriva sulla nostra tavola.

Come evitare di mangiare le microplastiche?

Evitare completamente di ingerire un qualcosa di così piccolo e presente ormai in una quantità così ampia di alimenti, è quasi impossibile. Possiamo però cercare di fare particolare attenzione ad alcuni prodotti che ne contengono quantità elevate.

Il pesce come dicevamo, è sicuramente saturo di questi frammenti, ma per la maggior parte vengono filtrati dallo stomaco e dalle interiora, parte che solitamente togliamo senza consumarla.

Facciamo attenzione a togliere la parte dell’intestino anche dai crostacei (cosa che peraltro aiuterà anche il gusto), mentre più difficile è evitare contaminazione con i mitili e i molluschi (come cozze e ostriche) visto che il loro apparato digerente fa parte della parte che consumiamo abitualmente.

Per quanto riguarda l’acqua, va sottolineato come nelle bottiglie di plastica questi micro-frammenti vengono persi anche dallo stesso involucro, per cui il “ri-utilizzo” delle stesse ne aumenta ogni volta il numero.

Ecco forse anche uno dei motivi per cui le borracce metalliche stanno prendendo così piede in questo ultimo periodo.

Sarebbe poi possibile anche utilizzare un depuratore a osmosi inversa per filtrare l’acqua del rubinetto (rimuovono frammenti fino a 0,001 microns), ma il costo in questo caso è abbastanza alto.

Sonia Brunelli
Sonia Brunelli vive a Imola dove ha studiato agraria occupandosi di alimentazione per diversi anni in una nota azienda del territorio. Si è poi specializzata nella gestione aziendale e ad oggi lavora per una ditta che promuove nuove starup con progetti e idee innovative.
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