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Ho le Emorroidi: quali sono le principali cause e i sintomi più frequenti

Alessia
cuscino emorroidi

Le emorroidi sono le vene varicose che interessano l’esterno e l’interno dell’ano e/o retto, ossia il tessuto colmo di vasi sanguigni che formano la parte inferiore del retto e che ha la funzione di chiudere il canale anale ed evitare dunque, l’incontinenza fecale (già presenti dunque nel feto).

A causa delle scarsa muscolatura della zone in cui risiedono, questi vasi sanguigni possono infiammarsi e dilatarsi facilmente. Quando ciò avviene, dovuto ad una pressione prolungata sulla zona anale, si presentano le emorroidi: quelle situate sopra la linea pettinata (la giuntura fra retto e ano) e ricoperti di mucosa rettale insensibile, sono le emorroidi interne, non sono visibili ad occhio nudo e sono indolori;

quelle che si formano al di sotto della linea pettinata e ricoperti di anoderma molto sensibile, e quindi molto dolorose, sono le emorroidi esterne (per ogni plesso interne ed esterno, ci sono 3 emorroidi posizionate a “ore 3-7-11”).

A seconda della gravità, sono classificate di

  1. I grado senza prolasso,
  2. II grado con prolasso che rientra spontaneamente,
  3. III grado con prolasso che rientra manualmente,
  4. IV grado con prolasso permanente.

Un’ulteriore classificazione riguarda la fuoriuscita del derma anale (anoderma):

  • di tipo I: prolasso mucoso rettale, senza fuoriuscita di anoderma. Provoca sanguinamento, trombosi emorroidaria interna, possibili episodi di strangolamento, rare trombosi perianali e secrezioni mucose
  • di tipo II: anoderma prolassato, molle e mordilo o fibrotico con escrescenze carnose. Oltre ai sintomi del tipo I, si rileva il “soiling”, perdita di feci, associata a dermatiti e prurito nella maggior parte dei casi.

Le emorroidi sono un fenomeno che interessa la metà della popolazione circa, mediamente oltre i 35 anni, senza particolare distinzione di sesso: pare che almeno una volta nella vita, nelle sue differenti manifestazioni, tutti abbiano avuto una crisi emorroidaria.

Nb. Secondo una nuova teoria, la patologia emorroidaria non è una malattia delle vene e arterie che giungono alle emorroidi determinata dall’aumento della pressione venosa e dilatazione, ma dal cedimento (caduta) dei tessuti che sostengono la mucosa del canale ano-rettale e che spingono verso l’esterno le emorroidi interne (le quali a loro volta, trascinano quelle esterne).

Questa nuova teoria, ha comportato la nascita di una nuova prospettiva di considerazione, trattamento e di cura delle emorroidi, anche a livello chirurgico.

Quali sono i sintomi?

I sintomi più comuni che dimostrano uno stato avanzato delle emorroidi (interne) sono:

  • prolasso: di vario grado ed associato ad involontaria perdita di liquidi e gas
  • perdita di sangue durante la defecazione: il sangue è rosso vivo. Le perdite possono essere lievi e sporcare meramente la carta igienica o esser presenti sulle feci; oppure possono essere delle gocce di sangue durante e/o dopo la defecazione (in questi casi, può essere causa di anemia)
  • perdita di muco
  • dolore, bruciore e prurito: la perdita di secrezione rettale continua, dovuta al prolasso, rende umido l’ano e causare quindi prurito e micosi (infezioni da funghi). Il prurito potrebbe scaturire o accentuarsi a causa di una scarsa pulizia dopo la defecazione o essere una reazione allergica all’uso di pomate, antibiotici, supposte con anestetici o prodotti vegetali
  • presenza di un rigonfiamento esterno, molto sensibile: a volte si ha proprio la sensazione di non riuscire a defecare in modo totale/completo e che sia presente un corpo estraneo nel retto.

Quando si verificano questi sintomi e soprattutto la presenza di sangue vivo nelle feci, è assolutamente necessario eseguire degli accertamenti da uno specialista, per valutare la situazione corrente (livello) e per scongiurare altre patologie più rilevanti e pericolose.

Talvolta, la dilatazione dei vasi non è associata a dei sintomi precisi e decisi, e quindi può esser trascurata: cercate invece di porvi attenzione, in modo da poter intervenire il prima possibile e non dover poi ricorrere forzatamene ad interventi chirurgici.

Infatti, le emorroidi interne sono il primo stadio della malattia: col tempo, esse cominciano ad uscire dall’ano durante la defecazione e a rientrare poi, spontaneamente, al termine dell’attività. Nella fase successiva, non riescono più a rientrare nella parte interna dell’ano da sole, ma solamente con un aiuto manuale.

Con l’ulteriore progredire della malattia, le emorroidi restano definitivamente esterne (non si riescono a reinserire nemmeno manualmente) ed è necessario procedere con un intervento chirurgico. Al tatto, le emorroidi esterne si presentano come grumi molto duri.

Quali sono le cause?

In realtà, non sono state rilevate delle cause precise scatenanti le emorroidi, con assoluta certezza. E’ stato osservato che il fenomeno possiede un certo fattore di ereditarietà, ossia più soggetti della stessa famiglia spesso ne soffrono, ma non è sicuramente l’unica determinante.

Altre cause sono la stitichezza (causa una prolungata pressione sulla zona anale durante la defecazione), sollevare spesso oggetti pesanti o fare sforzi eccessivi, restare seduti o in piedi per molto tempo, non praticare attività fisica, abusare di alcool o fumo o lassativi, non assecondare tempestivamente lo stimolo di defecazione, sedersi su oggetti molto caldi, restare per lungo tempo seduti sul bidet, mancare di igiene, non avere un’alimentazione ricca di fibre, non bere almeno 1,5 lt. di acqua al giorno, la gravidanza per le donne, l’obesità e lo stress psichico sono tutti fattori che contribuiscono a far insorgere il problema e ad aggravare le patologie già esistenti.

Emorroidi in gravidanza

Durante la gravidanza avvengono significativi mutamenti nell’organismo della donna che possono indurre l’insorgenza ed il peggioramento dello stato emorroidale:

  • l’aumento di peso incide negativamente sul complesso venoso,
  • l’aumento di volume dell’utero preme sull’addome ostacolando il reflusso (ritorno) del sangue,
  • la stitichezza può presentarsi o acuirsi.

Se il problema è legato unicamente allo stato di gravidanza, generalmente dopo 30 giorni dal parto scompare.

Durante le fasi più acute, è opportuno ricorrere a cure farmacologiche quali pomate, ma in questo stato è davvero importante la prevenzione: con una sana ed equilibrata alimentazione ricca di fibre, frutta e verdura e un’adeguata attività motoria (durante la gravidanza sono consigliabili lunghe passeggiate), è possibile prevenire questo inconveniente.

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