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Tintura per capelli: come scegliere tra naturale, temporanea e permanente

Redazione
tintura capelli

Il colore dei capelli è da sempre strumento di seduzione e di autogratificazione: intervenire per modificare quello naturale, però, può trasformarsi da un piacevole “gioco di cambiamento” in un piccolo disastro.

Il capello, per sua natura, assorbe facilmente qualsiasi cosa con la quale entra in contatto. Così, se abbiano intenzione di modificare il colore della nostra capigliatura, è meglio sapere a priori alcune cosette.

Le tinture si dividono in quattro categorie: naturali, temporanee, semi-permanenti e permanenti.

Hennè e tinture naturali

Le prime sono a base di estratti vegetali e hanno un indiscutibile, tranquillizzante fascino ecologico. La star di questa categoria è l’hennè estratto dalla Lawsonia Inermis, pianta subtropicale diffusa in Africa e Asia e usata da tempo immemorabile. E’ una polvere messa in infusione, poi distribuita sui capelli e lasciata in posa. Regala tonalità rosso/mogano che dipendono dalla base su cui è stata applicata, oltre a essere uno ottimo curativo per opacità, forfora e fragilità della chioma. Unica controindicazione: sui capelli bianchi diventa fiammante.

Non è da confondere con la Cassia Obovata, conosciuta erroneamente come hennè neutro: non colora e viene usata solo come impacco curativo o in aggiunta al primo per smorzarlo.

L’Indigofera Tintori produce invece una colorazione tendente al viola/nero. Opportunamente dosata, può essere usata pure da chi vuole sfoggiare un tocco di eccentricità o ha una meravigliosa, candida capigliatura e predilige i riflessi azzurri.

Anche il mallo di noce ha il suo ruolo: su capelli castani o scuri esalta i riflessi dei marroni. Per schiarire invece si usano impacchi di camomilla e burro di karitè. In erboristeria tutti questi prodotti si trovano sciolti, già preconfezionati (Bottega Verde, Sanotint sono fra i marchi più conosciuti e affidabili) o mescolati con altri coloranti vegetali per ottenere più nuances. Con i lavaggi si scaricano e quindi richiedono applicazioni frequenti. In compenso si possono usare anche in gravidanza e molto raramente provocano allergie.

Tinture temporanee e permanenti

Le tinture temporanee sono basate su prodotti di sintesi: le molecole del componente colorante si limitano ad “appoggiarsi” sul capello e si eliminano con uno shampoo. Sono ideali per una serata un po’ pazzerella (chioma viola alla Lady Macbeth o ciuffi verdi per un tenero ET) e per verificare l’effetto di un possibile cambiamento. Sono reperibili nella grande distribuzione e marchi come L’Oréal o Wella offrono soluzioni per tutti i gusti.
Nelle tinture semi-permanenti le molecole si fissano alla parte superficiale del capello ma non ne modificano la melanina e si disperdono con gli shampoo entro un paio di settimane.

Le tinture permamenti: l’industria cosmetica ha passato brutti momenti quando si è scoperto, tempo fa, che alcuni componenti potevano risultare molto dannosi per la salute ed è corsa ai ripari, eliminandoli. Ma è comunque consigliabile procedere con cautela: mai usare prodotti sconosciuti, leggere attentamente le informazioni riportate sulle confezioni, ascoltare i consigli dal parrucchiere o del venditore e comunque fare un test preventivo depositando una piccola quantità di prodotto sulla pelle, aspettare con pazienza e vedere cosa succede.

Quasi tutte le tinture permanenti sono a base di ammoniaca che ha la funzione di aprire le squame del capello e permettere all’agente colorante di alterare il pigmento naturale. E l’ammoniaca è antipatica a un gran numero di epidermidi. Di recente L’Oréal ha introdotto sul mercato la linea Inoa, a base di acidi della frutta e senza ammoniaca, aprendo la strada a nuove soluzioni. Un’altra azienda, la Bioscalin, propone tinte permanenti basate su formule specifiche per capelli fragili e difficili.

Ultima cosa: se potete – ma dovreste anche volerlo – cercate di usare prodotti non testati su animali. Il guaito di una piccola creatura sottoposta a esperimenti, talvolta crudeli, non vale certo la nostra vanità.

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