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Allarme o allarmismo batterio killer: mutazione dell’Escherichia Coli

Sonia Brunelli

Anche quest’anno è scattato l’allarme alimentare: batterio killer. Negli anni oramai tutti gli alimenti ne hanno fatto le spese: carne di maiale, di mucca, di pollo, uova e frutta.

Oggi l’ennesimo allarme sulla sicurezza alimentare è partito dalla Germania, dilagando in tutta Europa. Al momento gli alimenti incriminati sono: germogli di leguminose, compresi quelli di fieno greco, fagioli indiani o fagioli mungo, lenticchie, fagioli azuki e di erba medica, piselli e fagioli, destinati ad essere consumati crudi nelle insalate (e non i germogli di soia, incolpati ultimamente!).

Precedentemente, le verdure incriminate ingiustamente erano state: i cetrioli, i pomodori e l’insalata a foglia larga, provenienti dalla Spagna. Dopo gli esiti degli esami sono poi state ritenute di non essere  loro i responsabili delle morti verificatesi.

A innescare l’emergenza è stato un batterio, l’Escherichia Coli (E-Coli). Normalmente si tratta di un batterio innocuo che si trova nella parte bassa dell’intestino degli animali e dell’uomo, ed è fondamentale per i processi digestivi. Il ceppo tedesco, tuttavia, è risultato molto aggressivo per l’organismo per via di una mutazione (il batterio mutato si chiama Shiga toxin-producing Escherichia coli).

I sintomi iniziali sono: forti crampi, leggera febbre, talvolta vomito ed episodi di diarrea, con possibili tracce di sangue. Tuttavia, se non intervengono complicazioni, la malattia ha un esito favorevole e si risolve, mediamente, in 8 giorni. Le complicanze sono rappresentate dalla cosiddetta Sindrome Emoltica-Uremica (Seu), una patologia che causa insufficienza renale e anemia. La Seu colpisce soprattutto i bambini, gli anziani e in generale le persone malate e debilitate. Un’altra complicazione dell’infezione è la Porpora Trombotica Trombocitopenica (Ttp), una forma di Seu accompagnata da febbre e sintomi neurologici, osservata più frequentemente negli adulti che nei bambini. La terapia di cura consiste nell’immediata reintegrazione dei liquidi e dei sali persi. L’uso degli antibiotici, invece, è spesso controindicato, perché può promuovere il rilascio di ulteriori tossine da parte del batterio e quindi peggiorare il decorso clinico.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo ha riferito di 400 casi sospetti registrati in Germania, 27 casi sospetti in  Svezia con 1 decesso, 7 in Danimarca, 3 in Gran Bretagna, 2 in Austria e 1 in Olanda. Nelle ultime settimane l’enterobatterio, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (aggiornati al 16/06) ha colpito 3343 persone causando in totale 40 morti (quasi tutti in Germania).

Casi sospetti sono stati registrati anche in Francia, dove sei bambini sono ricoverati in condizioni ”preoccupanti”, per un’infezione alimentare legata all’Escherichia Coli dopo aver mangiato hamburger infettati venduti in un Lidl (marca ‘Steaks country’ confezione da 10 hamburger da 100 gr. congelati, con data di scadenza dal 10 al 12 maggio 2012), tipo di prodotto mai commercializzato in Italia. Per sicurezza i Nas in data 16 giugno, hanno comunque sequestrato 1.570 confezioni di hamburger con il marchio ‘Steaks House’ in provincia di Verona, nella piattaforma logistica della Lidl. Ma da accertamenti tutt’ora in corso, questi casi non sembrano essere legati all’epidemia che ha provocato i decessi in Germania, in quanto il ceppo del batterio è un altro, ma non vi è certezza, in quanto la carne consumata in Francia proveniva proprio da una ditta tedesca.

Per chiarezza spieghiamo che il batterio mutato ha colpito prima gli animali (mucche, maiali, cavalli e cani), poi grazie alle feci infette si è diffuso nell’ambiente, contaminando l’acqua e le verdure.

L’Unione europea raccomanda massima allerta e di rispettare le basilari norme igieniche. In Italia, al momento, non si registra alcun caso.

La prevenzione è fondamentale: è necessario per i consumatori lavarsi accuratamente le mani prima e dopo aver manipolato i cibi, soprattutto se si tratta di carne cruda. Idem per coltelli e utensili da cucina, facendo molta attenzione a tenere separati quelli che si utilizzano per i cibi cotti da quelli, che, invece, si usano per gli alimenti crudi. È altrettanto importante lavare bene frutta e verdura, soprattutto se non vengono cotte o sbucciate, cuocere sempre la carne, consumare latte pastorizzato e formaggi fatti con latte termizzato o latte crudo ma stagionati almeno due mesi.

Anche nel caso sospetto degli hamburger, si sottolinea che se questa carne viene cotta bene, almeno quattro minuti a 70°C si può consumare anche in presenza, eventualmente, del batterio, che viene inibito dalla temperatura.

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Infine, leggete sempre le etichette, puntando su prodotti italiani (attenzione a non confondervi tra l’origine del prodotto e l’importatore), inoltre, è preferibile scegliere prodotti certificati Igp (indicazione geografica protetta), Dop (denominazione di origine protetta), Stg (specialità tradizionale garantita).

Sonia Brunelli
Sonia Brunelli vive a Imola dove ha studiato agraria occupandosi di alimentazione per diversi anni in una nota azienda del territorio. Si è poi specializzata nella gestione aziendale e ad oggi lavora per una ditta che promuove nuove starup con progetti e idee innovative.
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