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Il sonnambulismo è pericoloso?

Alessia

Quando una persona, durante il sonno, si alza, si allontana dal letto, cammina con un’espressione persa nel vuoto, non reagisce agli eventuali stimoli esterni e poi non ricorda nulla dell’accaduto, si parla di sonnambulismo. Ma che cos’è e cosa si può fare?

Il sonnambulismo è una parasonnia motoria in cui si attivano varie aree del sistema nervoso centrale e il soggetto, nella prima parte della notte (entro le prime 2 ore), si alza e poi torna a letto senza coscienza (o con coscienza ristretta), continuando a dormire, con la probabilità di avere una reazione aggressiva o di confusione nel caso in cui venga svegliato durante questi 15 minuti.

Solitamente i comportamenti assunti in questo lasso di tempo si limitano ad azioni comuni e abituali quali camminare, mangiare o bere, vestirsi, sedersi sul letto etc, però può anche capitare che la persona esca di casa o accenda macchinari o prenda in mano oggetti potenzialmente “pericolosi”, soprattutto per se stesso.

Il soggetto non ricorda nulla e si accorge del fenomeno solo se si sveglia naturalmente e si ritrova non a letto, se gli viene riferito da altre persone che hanno assistito o se la mattina, al risveglio, nota gli effetti e le prove delle attività svolte la notte. In genere poi, il sonnambulismo compare la prima volta fra i 4 e gli 8 anni di vita (1 bambino su 3) ed è un fenomeno di natura benigna, spontaneo e transitorio (per il 6% è ricorrente ma con la pubertà tende a sparire), ma può anche essere che compaia in età adulta (1%), si prolunghi nel tempo e sia sintomo di alterazioni psicopatologiche.

Per i bambini non vi è assolutamente bisogno di preoccuparsi, il sonnambulismo è assai comune, spesso è ereditario e non significa che vi siano dei problemi psicologici: solo in caso di enuresi (pipì a letto), di stati di ansia, se il fenomeno avviene più volte la notte (anche non entro le prime 2 ore di sonno) o più di 2 volte alla settimana o se il bambino compie azioni pericolose, è meglio rivolgersi ad uno psicologo o esperto in disturbi.

Per gli adulti invece, la comparsa del fenomeno rileva un disagio interiore causato da eccessivo stress o da orari non regolari di sonno (ad esempio, per i lavoratori che fanno turni notturni) o da malattie mentali come la demenza. In genere, le cause di sonnambulismo tendenzialmente riconosciute sono: fattori emotivi come disagio psicologico e stress; la mancanza o irregolarità di sonno, fattori medici come febbre alta ed infezioni; l’uso di droghe e alcool; ipertermia; apnee ostruttive; distensione vescicale; disturbi di personalità (stress post-traumatico, attacchi di panico, stati dissociativi); asma notturna; reflusso gastroesofageo; aritmie e convulsioni notturne.

È certamente un fenomeno molto affascinante e misterioso che è spesso segnale di un controllo ossessivo compulsivo ed è caratterizzato da movimenti scoordinati, parole senza senso (sonniloquio), e vista e udito non efficienti al 100%. Solo raramente diviene una patologia vera e propria, persistente e cronica e, in tal caso, è bene rivolgersi a centri specializzati per ritrovare individualmente le cause e la terapia da seguire.

È attraverso la polisonnografia, una macchina che studia il sonno, che si possono individuare i disturbi che lo alterano, analizzando vari parametri: l’elettroncefalogramma (il profilo del sonno), l’elettrooculogramma (per distinguere le fasi di sonno REM), la respirazione e l’ossimetria (per evidenziare le apnee, che spesso favoriscono l’insorgenza del sonnambulismo e, una volta risolte, determinano anche la scomparsa del fenomeno notturno), l’elettromiografia (per osservare i movimenti muscolari e l’eccessiva attività motoria).

L’attigragia serve per studiare invece, il ritmo sonno-veglia, ossia i cicli circadiani del paziente. In base ai risultati ottenuti, sarà poi il medico o il neuropsicologo a definire la terapia migliore e più adatta per il soggetto, che va dall’igiene del sonno (imparare a mantenere regolari gli orari, non dormire troppo poco e non coricarsi troppo tardi), alle tecniche di rilassamento, alla psicoterapia, fino al trattamento farmacologico.

Solo in questi ultimi due casi la diagnosi si può definire “preoccupante” in quanto il sistema nervoso centrale non riesce ad abbandonarsi e a rilassarsi mai, spingendo il fisico ad agire liberamente secondo impulsi psichici repressi, la notte; altrimenti, il sonnambulismo non deve allarmare né essere considerato pericoloso.

Bisogna riconoscere però che per il soggetto, soprattutto se adulto, può essere un fattore di disagio sociale e pratico, sia nelle situazioni conviviali (tipo andare in vacanza con altre persone) sia in quelle lavorative (se il sonnambulismo giunge a provocare insonnia e quindi stanchezza e deconcentrazione durante la giornata).

Senza ricorrere ad uno specialista nei casi rilevanti sopra citati, si possono adottare alcune misure autonomamente per evitare il ripetersi del fenomeno o per evitare possibili rischi: dormire un numero adeguato di ore regolarizzando gli orari; fare esercizi di rilassamento ed evitare qualsiasi stimolo uditivo o visivo, prima di andare a dormire (anche l’assunzione di alcolici); eliminare oggetti pericolosi o taglienti nella camera da letto, in modo che sia un luogo sicuro (meglio se la stanza si trova al piano terra e bandire il letto a castello, ovviamente); bloccare porte, finestre e coprire i vetri delle finestre con tende pesanti, nonché predisporre un allarme o un campanello sulla porta e finestra della camera.

Con l’aiuto di altre persone, è possibile adottare anche la tecnica del risveglio anticipatore o programmato, ossia quando il soggetto viene svegliato circa 15-20 minuti prima dell’orario in cui è solito verificarsi il fenomeno, viene tenuto sveglio per tutto il lasso di tempo che usualmente dura l’evento e poi tornare normalmente a dormire. È una strategia un po’ faticosa, anche per le altre persone che gli sono vicine, ma molto efficace.

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