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Come curare le perdite ematiche intermestruali?

Sonia Brunelli

Non spaventavi se vi capita di avere delle perdite ematiche intermestruali, chiamate anche spotting, l’importante è riconoscerle e curarle.

A seconda dell’età in cui si presentano, le perdite di sangue possono avere cause diverse, quindi, curate con terapie differenziate. Per questo è importante sottoporsi a specifici esami medici per individuare tempestivamente le cure più appropriate.

Innanzi tutto, è importante ricordare che dai 16 anni (o anche prima se si hanno già rapporti sessuali) fino a dopo la menopausa, la visita ginecologica e il Pap Test, rivestono un ruolo fondamentale per la salute della donna.

La prevenzione è sempre l’arma vincente. Una diagnosi tempestiva permette, infatti, di intraprendere il più accurato e specifico percorso terapeutico. Le perdite ematiche che solitamente compaiono in donne in età fertile sono dovute alla presenza di fibromi o polipi uterini, vale a dire, formazioni tumorali benigne derivanti dalla produzione d’ormoni durante il ciclo mestruale.

La soluzione più comune, dopo essersi sottoposte agli esami del caso, è sottoporsi ad una laparoscopia dal proprio ginecologo. In questo modo il mioma viene rimosso ambulatorialmente grazie all’utilizzo di sonde endoscopiche.

Le perdite ematiche possono anche verificarsi in coincidenza all’ovulazione, associate più o meno a dolori. Questo solitamente però avviene nelle donne vicino alla menopausa. In questo caso, è importante esaminare l’entità del flusso, il colore delle perdite e i sintomi associati.

Il ginecologo stabilirà gli esami necessari: colposcopia, isteroscopia, biopsia endometriale, ecografia transvaginale etc… e indicherà il trattamento farmacologico o chirurgico più idoneo. Le perdite ematiche che si verificano nelle donne dopo la menopausa sono solitamente dovute a cause di natura benigna quali: l’atrofia dell’endometrio, la vaginite atrofica, i polipi entometriali e l’iperplasia dell’endometrio.

In presenza di perdite ematiche è quindi bene rivolgersi al proprio ginecologo che, mediante un’ecografia transvaginale, potrà effettuale una diagnosi precisa e valutare le cure necessarie.

Cerviciti, endometriti, annessiti, ossia infiammazioni del collo dell’utero o delle tube possono determinare delle perdite ematiche intermestruali. Spesso uno spotting in seguito a rapporti sessuali può essere causato da un ectropion, ossia da una “piaghetta” sul collo dell’utero. Anche le infezioni cervico-vaginali, specie da Chlamydia, possono essere causa di sanguinamenti anomali.

Infine, i contraccettivi orali a basso dosaggio (oramai tutti quelli in commercio), possono essere responsabili di perdite intermestruali. Questo effetto indesiderato tende a ridursi fino a scomparire dopo i primi 2-3 mesi d’assunzione della pillola. Talora, è stato dimostrato, lo spotting persiste nelle ragazze fumatrici rispetto alle non fumatrici. Il discorso vale anche per le utilizzatrici del cerotto o dell’anello vaginale.

Le perdite ematiche intermestruali rappresentano un problema molto frequente per la donna, ecco perché non bisogna vergognarsene. Rivolgersi al proprio ginecologo potrà risolvere problematiche future.

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Sonia Brunelli
Sonia Brunelli vive a Imola dove ha studiato agraria occupandosi di alimentazione per diversi anni in una nota azienda del territorio. Si è poi specializzata nella gestione aziendale e ad oggi lavora per una ditta che promuove nuove starup con progetti e idee innovative.
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