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Osteoporosi: prevenzione è la parola d’ordine

Alessia
Osteoporosi

Dopo i 50 anni, 1 donna su 3 comincia ad avere le ossa più deboli; in Italia 5 milioni di persone hanno l’osteoporosi; e solo 1 donna su 2 sa di avere l’osteoporosi. Ma è così infima questa malattia? Perché? E che cos’è?

Sì, è una malattia molto subdola in quanto, non avendo sintomi plateali, riesce a sottrarre un’ingente perdita di massa ossea allo scheletro senza che la persona si accorga di nulla e, così, continua a progredire per anni nel silenzio e nell’inconsapevolezza. Per definizione, l’osteoporosi è la condizione in cui lo scheletro è più poroso e fragile (ridotta massa ossea e deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo) e di conseguenza, è più soggetto a fratture di ogni genere ed entità (anche per minimi colpi): sono proprio queste fratture che solitamente fanno rivelare la malattia poiché, analizzandle, si nota l’indebolimento della struttura ossea e si diagnostica dunque l’osteoporosi. Le fratture più comuni sono quelle del polso, del femore e delle vertebre.

Solo in alcuni casi può manifestarsi del dolore osseo, che generalmente viene però confuso ed associato ad un’altra malattia molto comune negli anziani, l’artrosi. Il dolore di queste due patologie è comunque abbastanza diverso: il dolore dell’artrosi compare in prossimità delle articolazioni colpite, la mattina (quando ci si alza dal letto) o dopo un certo periodo di immobilità (es. dopo esser stati sdraiati o seduti a lungo), e tende a scomparire rimettendosi in moto; quello dell’osteoporosi, invece, è un dolore / senso di pesantezza nella regione lombare della schiena, che compare dopo che si è stati a lungo in piedi e scompare sdraiandosi.

Esiste comunque, un’indagine strumentale volta a rilevare l’insorgenza di osteoporosi: è la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC), ossia la valutazione dell’assorbimento dei raggi X che emana, da parte del tessuto osseo, che consente di misurare il patrimonio minerale dello scheletro e il suo conseguente stato di salute. La MOC non è invasiva ed è priva rischi di radiazione per il paziente: deve essere ripetuta ogni anno per poter monitorare periodicamente eventuali modificazioni ed elaborare diagnosi tempestivamente. Secondo una recente ricerca americana, è addirittura sufficiente una comune Tac addominale per diagnosticare la malattia, senza ulteriori esami specifici e costosi: i parametri della tomografia assiale computerizzata (il coefficiente di attenuazione) infatti, può aiutare a capire l’esistenza o meno di una patologia a carico delle ossa, con una sensibilità pari al 90 per cento.

Come sempre, la prevenzione è essenziale per combattere l’insorgenza della malattia: sapendo che con l’avanzare dell’età e soprattutto per le donne, la probabilità di sviluppo dell’osteoporosi aumenta, è importante essere costanti nell’attività fisica e nell’alimentazione. Sicuramente i fattori determinanti la malattia sono molteplici e su taluni non possiamo proprio intervenire: il sesso, l’età, l’etnia, l’anamnesi familiare, la menopausa, la presenza di artrite reumatoide, eventuali terapie con farmaci cortisonici seguite a lungo termine, sono tutti elementi che non si possono cambiare e che incidono sicuramente sull’insorgenza della patologia. Sulle abitudini e sullo stile di vita però, possiamo agire e, quindi, prevenire, combattere e ritardare l’osteoporosi; in caso di cattive abitudini invece, certamente andremo a peggiorare la situazione e facilitare la malattia.

Di seguito, ecco le regole d’oro per il nostro stile di vita “anti-osteoporosi”:

Sì ad un’alimentazione ricca di calcio, ogni giorno, in modo che l’organismo non vada a prelevarlo dalle ossa in caso di necessità, per assolvere alle funzioni vitali. Assumere dunque molto latte e derivati, limitando grassi e fibre che legano il calcio e ne limitano l’assimilazione: far ricorso anche ad eventuali integrazioni di supporto, per raggiungere il fabbisogno quotidiano (nelle donne oltre i 50 anni, raggiunge i 1500mg/die). Per farsi un’idea, è sufficiente mangiare 37gr di parmigiano o 82 gr di gorgonzola per raggiungere già 500mg di calcio a noi necessario. Altri alimenti consigliati sono il latte (2 bicchieri al giorno), lo yogurt (anche scremato il primo e magro il secondo, sono una ricca fonte di calcio), i formaggi (2-3 volte alla settimana), i cibi di soia arricchiti di calcio (per gli allergici alle proteine del latte); il pesce azzurro (alici, latterini, salmone in scatola), i polpi, i calamari e i gamberi (3 volte alla settimana); i fagioli ed i ceci, i vegetali verdi (radicchio, indivia, cardi, carciofi, broccoletti), i pistacchi, le arachidi, le noci, le mandorle, le nocciole, i fichi secchi e l’acqua minerale (bicarbonato/calciche). Limitare invece quei cibi che riducono l’assorbimento intestinale del calcio: spinaci, barbabietole, cibi integrali, crusca, alcool e cibi ricchi di sodio, non mangiateli insieme agli alimenti ricchi di calcio sopracitati.

Sì ad un’alimentazione ricca di vitamina D, in quanto consente al corpo di assimilare in quantità maggiore il calcio che viene introdotto con l’alimentazione. Trascorrere quindi tempo all’aria aperta in modo che la luce del sole solleciti l’organismo a produrre vitamina D che è essenziale anche per lo sviluppo, il rimodellamento e l’accrescimento dello scheletro. La vitamina D infatti, è l’unica vitamina che il corpo è in grado di sintetizzare autonomamente e quindi, non siamo obbligati ad assumerla con i cibi: è sufficiente stare all’aperto/alla luce un’ora al giorno con mani, braccia e viso scoperti. Se ciò non può avvenire per via del tempo o del freddo, affidarsi allora ai cibi e consumare olio di merluzzo, uova, salmone e pesci grassi (tonno, aringhe e sgombro), burro e latte, soprattutto dopo i 65 anni in cui si verifica una naturale carenza di questa vitamina.

Sì all’attività fisica costante, per rinnovare il tessuto osseo e mantenere forte lo scheletro: l’esercizio infatti ne stimola la nuova formazione, mentre il riposo a letto comporta una perdita di minerale osseo. Eseguire quindi esercizi che coinvolgano l’anca (come gli squat, lo step, la camminata), le vertebre ed il polso con movimenti specifici, anche di estensione e con carichi. E’ sufficiente comunque, mezz’ora di camminata veloce per 5 giorni alla settimana, per l’irrobustimento e la salute delle ossa (che consente anche di stare all’aria aperta per sintetizzare la vitamina D, tra l’altro).

No all’alcool e al fumo: sono nocivi anche per le ossa in quanto influiscono negativamente sul metabolismo e sull’assimilazione del calcio.

No al sale e al caffè: un consumo eccessivo di questi elementi induce l’organismo ad eliminare il calcio tramite le urine.

No all’assunzione costante di cibi con conservanti e preconfezionati.

Attenzione poi alle diete e alla fissazione dell’essere magri: l’eccessiva magrezza può essere un elemento di rischio per l’osteoporosi perché il tessuto adiposo sviluppa una quantità di estrogeni che influenzano positivamente lo stato di salute dell’osso. Quanto maggiore è la massa ossea raggiunta in età giovanile poi, tanto più è minore la possibilità di insorgenza della malattia, in quanto la donna giunge “protetta e pronta” alla menopausa e alla naturale perdita ossea post-menopausale che quest’ultima comporta. E’ ormai comprovato infatti, che esista una stretta relazione tra la carenza di estrogeni tipica della menopausa e l’accelerazione di perdita ossea: del resto, le ossa sono organi metabolicamente attivi che per tutta la vita sono sottoposti ad un processo di rimodellamento che le coinvolge, ogni anno, per circa il 10% tramite meccanismi di neoformazione e riassorbimento. Con il calo degli estrogeni in menopausa però, si ha un minor assorbimento intestinale e renale di calcio e quindi le ossa si riducono: ecco perché le terapie estrogeniche sostitutive possono contribuire a combattere e contenere l’osteoporosi in questo periodo della vita femminile.

Anche l’obesità non è certo un elemento positivo per la prevenzione dell’osteoporosi anzi, pone il soggetto a rischio maggiore d’insorgenza. Coloro che presentano livelli più elevati di grassi nel fegato, nei tessuti muscolari e nel sangue hanno anche una quantità maggiore di grasso all’interno del midollo osseo, e ciò aumenta notevolmente il rischio di osteoporosi e di fratture, nonostante fattori come l’indice di massa corporea, l’età e l’attività fisica svolta. Curiosamente, le ricerche hanno anche dimostrato che le donne “a mela”, cioè con una localizzazione del grasso intorno all’addome, sono più a rischio rispetto a coloro che hanno una conformazione “a pera” (grasso sui fianchi), poiché presentano una minore densità ossea (indicatore principale di rischio di osteoporosi).

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