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Cosa fare se hai un attacco di panico?

Sonia Brunelli

Gli ultimi dati indicano che almeno un italiano su tre ha vissuto quello che viene definito come “Attacco di Panico“.

Parliamo quindi di una patologia piuttosto diffusa che si presenta il più delle volte come una somma di sensazioni corporee che inducono una spirale negativa che coinvolge chi lo subisce in maniera incontrollabile.

Possono esserci diversi livelli di intensità ovviamente (dovuti non al panico in sè, ma al modo in cui la persona reagisce con esso), così come molte possono essere le cause che portano allo scatenarsi di questi attacchi.

Quando capita, la prima cosa da fare è naturalmente quella di rivolgersi al proprio medico di fiducia che dovrà valutare al meglio una corretta diagnosi terapeutica a seconda dei casi.

Trattandosi però il più delle volte di meccanismi inconsci e in qualche modo parte integrante dell’essere umano (un attacco di panico di fatto altro non è che l’ancestrale reazione al pericolo), possiamo provare a vedere quali potrebbero essere alcune possibilità nel tentativo di uscire se non altro dalla spirale negativa che avvolge chi ne è preda (i punti presentati non sono in alcun modo una “terapia” di cura, ma semplici escamotage che possono aiutare nei momenti di maggiore difficoltà in attesa di esami più approfonditi e dei necessari consigli medici).

Il diario del panico

Quando siamo avvolti in un attacco di panico, forse l’ultima cosa che ci viene in mente è quella di scrivere qualcosa su un diario. Eppure questo stratagemma potrebbe rivelarsi assai utile come approccio.

Dobbiamo sempre ricordare infatti che l’escalation emotiva e fisica che ci porta ad avere un attacco di panico, parte da sensazioni reali a cui la nostra mente attribuisce poi un particolare significato negativo, scatenando appunto tutta un’altra serie di pensieri negativi che la esasperano in una spirale continua che si auto alimenta.

E’ proprio in quel frangente che possiamo provare a interrompere il flusso di negatività. Proviamo a cogliere i primi segnali di arrivo del panico (una sensazione di soffocamento, un pensiero ricorrente che ci vede in pericolo o in disagio per qualcosa, l’accelerazione del battito, eccetera), e annotiamoli scrupolosamente sul nostro diario.

Se siete in macchina ovviamente fermatevi, se siete a piedi prendetevi un secondo per mettervi a sedere e cominciare a scrivere.

Non dovrebbe essere un mero elenco di sensazioni, ma proprio un’accurata descrizione minuziosa di quanto stiamo sentendo nel corpo e nella mente.

Magari associando a ognuna di quelle sensazioni un valore da 1 a 10, quantificando di fatto la “pericolosità” della cosa rispetto alle nostre paure.

Annotiamo cosa succede anche man mano che procediamo con la scrittura, se le sensazioni si placano o aumentano e quali pensieri stanno prendendo il sopravvento, senza inserire giudizi o preoccupazioni, ma semplicemente come cronaca di ciò che ci accade.

Non c’è coraggio, senza la paura

Una delle retoriche che più possono dare fastidio a chi soffre di attacchi di panico, è il “giudizio” degli altri riguardo al nostro poco coraggio di affrontarli e superarli.

Perchè questo scatena una ulteriore percezione negativa nei confronti di chi li subisce, sentendosi in qualche modo in difetto rispetto agli altri più “coraggiosi” che non ne soffrono affatto e conducono una vita felice.

Ma senza una paura del genere, non c’è bisogno di alcun coraggio. Viceversa, per trovare davvero la nostra parte più coraggiosa, è necessario guardare bene negli occhi cosa ci sta facendo paura.

Uno dei problemi principali infatti, è la “passività” che avvolge chi soffre di attacchi di panico, subendo il suo effetto senza riuscire a inquadrare bene i motivi di tale sofferenza.

Ecco perchè in alcuni casi può essere utile una metodologia più aggressiva. Nel momento dell’attacco di panico, ogni sforzo è generalmente mirato al controllo del nostro corpo e dei nostri pensieri, onde evitare l’escalation verso il panico più forte.

Inutile dire che più si cerca di controllare una situazione del genere, più si otterrà spesso l’effetto contrario. Viceversa, potreste provare a fare esattamente l’opposto.

Provare a pensare al peggio infatti, a volte può essere il modo migliore per affrontare direttamente il problema.

Quale situazione ci spaventa più di ogni altra cosa?

Qual è la cosa peggiore che riusciamo a pensare nel momento in cui ci sta salendo la paura?

Provate a pensare a quello invece che cercare inutilmente di evitare quel tipo di situazione. Lasciate scorrere la paura e accogliete ogni pensiero negativo vi viene in mente, anzi, esasperatelo prima che vi esasperi a suo a volta.

Se non vi fidate a farlo durante un attacco, provate a farlo in condizioni più tranquille, immaginandovi la vostra peggiore fantasia e facendo salire quelle sensazioni che solitamente vi fanno paura.

Il risultato potrebbe essere sorprendente.

La distrazione temporanea

Questo sistema è probabilmente uno dei più utilizzati, anche inconsapevolmente, per affrontare gli attacchi di panico. Patiamo dal presupposto che ogni qual volta la paura prova a prendere il sopravvento, la nostra mente comincia una serie di percorsi che portano ad esasperare sempre di più questa sensazione, scatenando appunto un panico sempre più forte.

Il punto è bloccare sul nascere questa spirale, e in questo caso l’escamotage consiste nel dare alla mente qualcosa da fare che la “distragga” dal panico.

Le variazioni sul tema sono tante, dal fermarsi in qualche negozio facendosi mostrare qualche articolo dal commesso, al fare una telefonata a qualcuno intrattenendosi in chiacchiere, fino al provare a fare qualche tipo di “gioco” sul cellulare che richieda un’azione attiva utile a distogliere la mente.

Qualsiasi intervento esterno o sorpresa, di solito è sufficiente a bloccare almeno in parte la nostra spirale negativa, e in questo caso non si fa altro che provocare una distrazione volontaria.

Va detto che questo sistema, per quanto molte volte efficace nell’immediato, può in realtà essere peggiorativo sul lungo periodo, perchè di fatto non ci sta mettendo in condizione di risolvere ma, anzi, porta alla convinzione sempre più radicata di aver bisogno di qualcun altro per poter bloccare il nostro problema.

E la volta che non funzionerà, potremmo non sapere più come comportarci.

Interrompere la giostra con la visualizzazione

Ogni volta che siamo di fronte a un attacco di panico, la nostra mente ha generalmente già anticipato quel momento. Spesso sono vorticosi pensieri che ben prima dell’attacco hanno riempito la nostra mente, come ansia anticipatoria o come motivo scatenante.

Quello che possiamo provare a fare è visualizzare meglio quegli stessi pensieri. Attenzione non dobbiamo controllarli o forzarli, ma solo “guardarli” come si sviluppano nella nostra mente.

Come fosse un film in cui siamo protagonisti. Possono essere di qualunque genere, ma molto probabilmente il più delle vostre ci mostrano in condizioni di difficoltà di qualche genere: non riusciamo a respirare e non veniamo soccorsi, abbiamo qualche problema che ci metterà in condizioni di disagio rispetto a chi abbiamo intorno, siamo in una condizione di necessità ma il luogo non permette che venga nessuno in nostro aiuto, e tantissime altre possibili situazioni.

Bene, mette a fuoco quelle immagini, seguite l’evolversi della cosa e il senso in cui si sviluppa la “storia”. E poi, quando è tutto bene a fuoco, premete il tasto “rewind”. Tornate indietro con le immagine, ri-avvolgete il nastro.

Più probabilmente, noterete che la storia “gira” in un senso preciso, anche senza riuscire a mettere a fuoco le immagini. In quel caso, fate girare la giostra in senso inverso e lasciate che scorra così per qualche minuto.

Potreste essere sorpresi dal risultato.

Sonia Brunelli
Sonia Brunelli vive a Imola dove ha studiato agraria occupandosi di alimentazione per diversi anni in una nota azienda del territorio. Si è poi specializzata nella gestione aziendale e ad oggi lavora per una ditta che promuove nuove starup con progetti e idee innovative.
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