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Piante medicinali per il fegato: i benefici

Giusi Rosamilia
aloe fegato

Il fegato è la ghiandola più grande del nostro organismo a secrezione endocrina ed esocrina. Si trova sotto il diaframma tra il colon e lo stomaco. Funge da filtro di depurazione per il corpo: riceve il sangue ricco di principi nutritivi e produce la bile che serve per emulsionare i grassi e rendere possibile l’assorbimento dall’intestino.

Inoltre è responsabile della gluconeogenesi, la formazione del glucosio che serve per nutrire le cellule dell’organismo. Esistono numerose cure naturali per il benessere del fegato, rimedi fitoterapici.

La fitoterapia: le piante officinali

In fitoterapia si utilizzano erbe e piante officinali che servono a depurare il fegato, a proteggerlo dalle intossicazioni eventuali e lo sostengono nell’azione di eliminazione di tossine. Si possono preparare delle tisane disintossicanti, capsule o tinture madri. Ne esistono diverse, le più importanti sono:

  • Aloe vera: elemento conosciuto e famoso già nell’antichità. Particolarmente indicata per disintossicare l’organismo sia dalle tossine esogene che da quelle endogene (come gli scarti metabolici). È un potente antinfiammatorio e aiuta nella cicatrizzazione dei tessuti, riequilibra il ph della flora batterica gastrointestinale e aiuta a migliorare la digestione.
  • Cardo mariano: rigenera le cellule epatiche, stimola l’attività gastrica ed è utile come diuretico. In medicina è da sempre usato come tonico e protettore epatico perché contiene silimarina (con proprietà antiossidante). Questa pianta è efficace nel trattamento del danno tossico al fegato come le infiammazioni croniche, la cirrosi epatica, disfunzioni del fegato, tossine chimiche. I suoi frutti sono usati per migliorare la funzione epatica e accelerare la rigenerazione delle cellule danneggiate da intossicazioni di vario genere.
  • La curcuma: particolarmente usata in oriente per il trattamento dei disturbi gastrointestinali, epatici e alle vie biliari, può essere assunta come estratto in capsule. La radice svolge un’azione coleretica, antinfiammatoria e epatoprotettiva. Tutti questi principi attivi stimolano la secrezione biliare e favoriscono la sintesi dei grassi.
  • Boldo: ottimo fluidificante per la bile, ne diminuisce anche la viscosità. Ricco di alcaloidi isochinolici, tra cui la bolina, ha una funzione antiossidante e protettiva delle cellule epatiche. In fitoterapia il boldo è un rimedio elettivo per il trattamento delle turbe dispeptiche di origine epatobiliare, per i disturbi epatici e come coadiuvante nel trattamento della stitichezza.
  • Il tarassaco: è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee. Si diffonde nelle aree dal clima temperato. Taraxakos in greco significa “io guarisco” e le sue proprietà curative erano note già nel passato. Durante il Medioevo venne identificato come rimedio specifico per il fegato. Nella medicina tradizionale cinese è utilizzato come depurativo per eliminare le tossine a livello epatico e gastrico. Oggi sono state riconosciute le sue proprietà digestive, disintossicanti e diuretiche grazie alle sostanze amare e alle fibre in esso presenti. La radice è un concentrato di minerali tra cui calcio, sodio, ferro, fosforo, potassio, magnesio, zinco e selenio. Inoltre contiene Vitamina A1, B1, B2, B3 C, E, K. È inoltre ricco di tannini, flavonoidi, acido caffeico e cumarico, mucillagini. Può essere assunto come: estratto secco, tintura madre, tisana, decotto e  in polvere (da utilizzare invece del caffè).
  • Il carciofo: è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae originaria del bacino del Mediterraneo che non cresce allo stato selvatico, si pensa, infatti, che derivi da selezionamenti del cardo selvatico. Grazie alla presenza di acidi fenolici riesce a proteggere il fegato dall’azione nociva dei radicali liberi. Inoltre la cinarina favorisce la rigenerazione delle cellule epatiche soggette a danni provocati da alimenti tossici (abuso di latticini, fritti, salumi e alcool).

I gemmoderivati: alleati del fegato

Inoltre anche i gemmoderivati sono ideali per curare il fegato come ad esempio lo Juniperus Compunsi, il gemmoderivato del Ginepro. È il rimedio per eccellenza per il fegato carente nella fase di scompenso: favorisce tutte le sue funzioni e lo disintossica dopo l’utilizzo di farmaci pesanti.

Molto indicato per l’insufficienza epatica, nelle cirrosi degli alcolisti, itteri, coliche e d epatiti. Il gemmoderivato del Rosmarino, Rosmarinus Officinalis, rigenera le funzionalità delle cellule epatiche ed è molto usato nelle coliche, nella cirrosi e in alcune forme di epatite.

Il gemmoderivato della Noce, che si ottiene dalle gemme fresche, favorisce l’eliminazione del colesterolo e svolge un’azione depurativa, antibatterica e antinfiammatoria. Indicata per il trattamento delle affezioni virali epatiche e nell’insufficienza pancreatica.

Il gemmoderivato del Nocciolo, Corylus Avellana, è ottenuto dalle gemme fresche. Viene utilizzato nell’insufficienza epatica, cirrosi, nelle epatopatie croniche grazie alla sua azione anti-cirrotica. inoltre tonifica il tessuto superficiale del fegato (parenchima epatico).

Giusi Rosamilia
Nata nel 1990, si è laureata alla triennale di Editoria e Pubblicistica, ha proseguito gli studi con la Magistrale in Informazione, editoria e giornalismo e un Master in Comunicazione e Giornalismo di moda. E' giornalista pubblicista, Vicedirettrice del periodico “Altirpinia", collabora con varie riviste tra cui Fashion News Magazine e Chic Style. Social media manager e web copywriter. Ama la scrittura, la moda e gli animali.
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