Curare le emorroidi con rimedi naturali, farmaci e interventi chirurgici

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dottore

La terapia per le emorroidi sono molteplici, in virtù della gravità della patologia, a seconda della quale si può ricorrere alla natura, con i rimedi fitoterapici; alla farmacologia o, nei casi più gravi, alla chirurgia

Nelle forme lievi, sono molto utili i rimedi fitoterapici:

estratti o decotti di achillea, ananas, cipresso, ippocastano, malva, verbasco, tormentilla

– per favorire la defecazione, bere 1 o 2 bicchieri di acqua tiepida al termine dei pasti

unzioni locali con un oleito a base di morella, linaria, linaiolo e scrophularia

pomate a base oleosa di tintura di cipresso, crespino, cinquefoglie e ippocastano (hanno proprietà analgesiche)
tisane, unguenti, tinture, estratti secchi, capsule o supposte a base di droghe con effetti lenitivi ed emollienti (alea radici, semi di psillio, malva, gomma guar e semi di lino), capaci di migliorare il tono venoso e diminuire la fragilità capillare (semi di ippocastano, foglie di ginkgo biloba, dentella asiatica, ribes e mirtillo nero, foglie di amamelide e di vite rossa, rusco), antiffiamatorie, anestetiche ed emostatiche (foglie e corteccia di amamelide).

Nella maggior parte dei casi, è sufficiente una corretta e attenta alimentazione, coadiuvata da una regolare attività motoria e da trattamenti farmacologici per risolvere il problema delle emorroidi.

Farmaci per curare le emorroidi

Solitamente, si utilizzano creme, supposte, pomate decongestionanti, disinfettanti, a base di cortisone (corticosteroidi) e anestetici (per ridurre il dolore e l’infiammazione), che spesso sono presenti nello stesso prodotto.

Le confezioni di creme in commercio, sono sempre dotate di una prolunga (da applicare dopo aver tolto il tappo) per le emorroidi interne, e di un ditale di gomma per quelle esterne.

Senza ricetta medica, si possono acquistare preparazioni a base di idrocortisone, fluocortolone e fluocinolone. Con prescrizione medica, si possono utilizzare anche farmaci ad azione emostatica (per le emorroidi sanguinanti), anticoagulanti (per prevenire la formazione di trombi), vasocostrittori e vasoprotettori.

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Fotocoagulazione e legatura elastica

Quando divengono particolarmente fastidiose, le emorroidi di I e II grado possono essere trattate con fotocoagulazione e legatura elastica.

Quest’ultima, realizzata in day hospital o ambulatorio, non è dolorosa e consiste nell’aspirazione del tessuto in esubero legato con dei fili elastici. Nel giro di 5/7 giorni, questo tessuto cade. Sono necessarie 3-4 sedute, ogni 20 giorni circa, a seconda del numero di legature da effettuare. Si utilizzano anelli di gomma che strozzano il nodulo emorroidale.

La crioterapia selettiva

La crioterapia selettiva (CTS) è una combinazione tra la crioterapia tradizionale (a congelamento) e la legatura elastica che, singolarmente, presentano degli svantaggi. La prima colpisce indistintamente tutto il tessuto che viene sottoposto al trattamento; con la seconda, può capitare che gli elastici applicati, si stacchino prima di avere eliminato totalmente le emorroidi.

La crioterapia selettiva invece, unisce le positività delle due metodologie sopra descritte: agisce selezionando solo i noduli legati e non tutte le zone interessate; può essere effettuata a livello ambulatoriale, senza ricovero, con anestesia locale ed è la cura meno invasiva esistente oggi:

evitando l’anestesia spinale, ha una minor incidenza di rischi;
– non comporta rischi di cicatrici interne e di conseguenza, di un possibile restringimento anale;
– non comporta rischi di lesioni allo sfintere e quindi di successiva incontinenza;
– non lascia alcun punto metallico all’interno del canale,
– permette di curare le emorroidi di I, II, III e IV grado selezionato e quelle prolassanti, sanguinanti, trombizzate, esterne e le ragadi anali.

Interventi chirugici per asportare le emorroidi

Purtroppo, se questi trattamenti (con il cambio di abitudini e comportamenti di vita quotidiana) non sono sufficienti o le emorroidi sono di II grado molto sanguinanti (rischio di anemia) e di III e IV grado, si deve ricorrere ad un intervento chirurgico di asportazione del plesso emorroidario.

Vi sono 3 tipi di intervento chirurgico:

– L’emorroidectomia tradizionale, secondo la tecnica di Milligan&Morgan: si tolgono le emorroidi (tramite bisturi, bisturi elettrici e laser) e le conseguenti ferite si lasciano aperte, in modo che guariscano da sole nelle successive 2 settimane. E’ dolorosa e richiede 4-6 settimane per il totale recupero delle attività del paziente

– L’emorroidopessi o prolassectomia, secondo la nuova tecnica di Longo: si toglie il prolasso mucoso che ha fatto scivolare esternamente le emorroidi e si riportano quest’ultime alla loro sede naturale, senza asportarle, in quanto svolgono una funzione di completamento della continenza dei liquidi e gas.

L’intervento dunque, rimuove una sezione di mucosa rettale (mediante uno strumento specifico, la suturatrice circolare) in modo da non consentire più lo scivolamento del tessuto nel canale anale e da riporre la mucosa, i cuscinetti emorroidali e l’anoderma nella posizione originale.

Non si pratica nessun incisione nell’ano, può esser praticata in anestesia generale, loco-regionale o locale, non necessita di ricovero e dura 10-15 minuti: è indolore e se ben eseguita, non comporta complicanze. Inoltre, si ha un significativo miglioramento dei sintomi pre-operatori (per la non rimozione delle emorroidi), un ripristino anatomico e funzionale del canale anale con minore incontinenza e costipazione, una rapida degenza (il paziente può essere dimesso dopo 24-48 ore e dopo 4-5 giorni, può riprendere le normali attività di vita) e, nella fase post-operatoria, un’incidenza di scarsi sanguinamenti e pruriti e un consumo minore di analgesici

– Il metodo THD: si suturano i rami terminali dell’arteria rettale superiore, che porta il sangue alle emorroidi. In caso di prolasso, si associa anche una pessia (riposizionamento della mucosa nella sede naturale). Richiede un tempo di recupero di circa 7-10 giorni (sempre perché non si effettua alcuna asportazione), allevia il dolore e presenta pochi casi di recidive.

La scelta del tipo di intervento più adatto viene effettuata dallo specialista in base alla visita specialistica proctologica.