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La mascherina trasparente in alternativa all’apparecchio dei denti

Laura

L’apparecchio ai denti, nonostante sia utilizzato da anni, è spesso ancora fonte di disagio per molti adolescenti e adulti. La tecnologia e la ricerca nel campo dell’ortodonzia sono sempre a lavoro ed è ora possibile allineare i denti per un sorriso perfetto ricorrendo ad una mascherina trasparente, a prima vista molto simile al bite che si utilizza di notte in caso di bruxismo.

A parlare di questa innovazione è il dott. Giovanni Casiraghi, medico chirurgo di Milano specialista in ortodonzia che dal 2005 ha iniziato a trattare i suoi pazienti (in base ai casi specifici) con gli allineatori dentali mobili in alternativa agli interventi con la classica terapia  ortodontica fissa.

“Oggi la tecnologia offre continuamente nuove opportunità di miglioramento delle terapie medico-odontoiatriche, tant’è che si è costituita una laurea in bioingegneria con lo scopo di rafforzare l’interazione tra il mondo ingegneristico e quello medico. Attingendo a queste nuove conoscenze , mi sto dedicando, come medico dentista specializzato in Ortognatodonzia (lo studio della corretta crescita di denti e ossa della faccia), all’impiego di particolari software, grazie ai quali è ora possibile allineare i denti senza più ricorrere alle fastidiose ed antiestetiche placchette incollate del celeberrimo “apparecchio fisso”.

Il metodo prevede di prendere l’impronta della bocca, svilupparne dei modelli in gesso, scannerizzarli e, con un’analisi accurata, prevedere quali denti e di quanto debbano essere spostati. Successivamente, in base ai calcoli eseguiti, si creeranno dei prototipi in 3D con i movimenti desiderati e su questi verranno stampate delle mascherine trasparenti.

La terapia prevede di indossare quest’ultime per almeno 20/30 giorni per circa 20 ore al giorno, al termine dei quali si potrà notare il sorprendente movimento dentale voluto. Sono convinto che questo metodo costituisca una svolta notevole in quanto capace di avvicinare un crescente numero di pazienti ad una terapia fino ad oggi considerata invasiva, poco confortevole e spesso onerosa”.

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